La particolarità di questa tipologia di investimento sta nel fatto che il Corporate Venture Capital non ha una finalità esclusivamente finanziaria (come succederebbe in un classico Venture Capital); l’investimento viene fatto per avere un accesso privilegiato alle innovazioni e alle tecnologie sviluppate dalle startup.
Infatti, il Corporate Venture Capital non riguarda fusioni, acquisizioni o open innovation; si tratta di generare valore aggiunto per mezzo di investimenti in innovazione esterna che si collegano alle prospettive future di un ripensamento generale della funzione di ricerca e sviluppo all’interno delle imprese.
Il 2018 ha fatto registrare un record storico: le aziende hanno investito complessivamente 53 miliardi di dollari nelle startup; nei 12 mesi ci sono state complessivamente 2740 operazioni.
L’Europa ha contribuito al dato con 8,87 miliardi di dollari.
Per il 2019 si prevede un’ulteriore crescita, con i Corporate Venture Capital che vengono considerati sempre di più una parte strutturale di questo ecosistema.
All’avanguardia di questa nuova tipologia di investimenti è il sistema del Corporate Venture Capital statunitense, la cui veloce evoluzione è guidata da colossi dell'impresa. Per capire l’importanza che le grandi organizzazioni hanno dato a questi investimenti basta sapere che il 77% delle imprese del Fortune 100 (la classifica delle 100 maggiori imprese societarie statunitensi) hanno investito in startup e il 52% ha un proprio braccio finanziario per i deal.
Da ricordare che il Corporate Venture Capital non si limita a questioni finanziarie, ma interessa anche industria, strategia, innovazione, futuro. Un esempio è rappresentato da Google Ventures, la divisione di investimento in capitale di rischio della multinazionale di Mountain View, che dal 2009 ha iniziato con operazioni di early stage in startup specializzate nei settori internet e mobile ed oggi è arrivata ad allargare il proprio raggio di azione verso i settori consumer, health care, infrastrutture, cyber security, effettuando 376 investimenti in 12 anni.
A che punto siamo in Italia?
Per quanto riguarda il nostro Paese i numeri sono ancora esigui. Secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio sull'Open Innovation e il Corporate Venture Capital Italiano l’ammontare degli investimenti delle imprese del sistema industriale verso le startup ha raggiunto i 489 milioni di euro. Una cifra però superiore sia agli investimenti di persone fisiche e ditte individuali (che contribuiscono per 437 milioni) sia alla quota proveniente da investitori istituzionali (Venture Capital in primis, 192 milioni).
La nota positiva è il trend di crescita che vede le grandi imprese aumentare sempre di più la quota di investimenti nelle startup innovative collegate ai loro settori di competenza. Le partecipazioni dirette sono aumentate del 76,1% dal 2017, mentre è cresciuto di 500 unità il numero di startup entrate nel portafoglio di Corporate Venture Capital. Un segnale, questo, che mostra una collaborazione sempre più stretta tra aziende e startup innovative per le attività di ricerca e sviluppo e per la sperimentazione di nuove soluzioni.
Il Corporate Venture Capital può diventare quello strumento utile a far partire un mercato del Venture Capital specifico per il tessuto imprenditoriale italiano. Infatti, nonostante l’ottima capacità di intercettare e implementare l’innovazione, le imprese del nostro Paese non possono pensare di sopravvivere ai prossimi anni facendo affidamento esclusivamente all’innovazione interna. Per la crescita dell’ecosistema di innovazione e per riuscire a sviluppare nuove tecnologie è necessaria una collaborazione tra aziende e startup su progetti concreti. Un discorso valido soprattutto per le grandi aziende, le quali dovrebbero avere tra i loro obiettivi principali quello di diventare clienti delle startup, così da avere un accesso privilegiato alle migliori innovazioni fornendo allo stesso tempo un supporto all’intero ecosistema.